“Non hai capito” è una frase che sento spesso pronunciare da una o entrambe le parti coinvolte in una discussione o anche in una semplice chiacchierata. Avete mai notato quanto sia disturbante? Se finora non l’avete fatto, cercate di notare quale reazione scatena quella frase nell’interlocutore (compresi voi stessi) e in quale direzione porta la conversazione.
E ancora, se vi “beccate” a pronunciarla, come vi sentite. Cosa vi ha spinto ad esprimervi così?
Un’attenta riflessione rivela due cose: molto spesso chi dice all’altro di non aver capito in realtà ha le idee confuse su quello di cui sta parlando; la seconda è che scarica sull’interlocutore la responsabilità per la sua mancanza di chiarezza (non sono io che mi esprimo in modo poco chiaro, ma sei tu che non capisci).
Una cosa è certa: se vogliamo farci capire e se vogliamo capire se stessi, dobbiamo fare lo sforzo noi.
Chi ha letto qualche mio articolo, senz’altro avrà notato che spesso nell’affrontare un argomento comincio con la riflessione sul significato della parola che lo compone, ovvero cerco di stimolare una reale comprensione.
Le parole sono uno strumento molto potente. La potenza delle parole riflette il grado della loro comprensione: che cosa significano veramente queste parole?
Una vera comprensione (e non il fare finta di capire superficialmente) aumenta il nostro grado di consapevolezza, e sappiamo bene quanto essa sia importante per la crescita personale.
Essere confusi in riferimento al significato di una parola ha per l’effetto la confusione su tutto ciò che la parola “tocca” (oggetto o soggetto che sia). Chiaro che una riflessione conviene farcela, se pensiamo che tutto ciò che parliamo riguarda e “tocca” qualche aspetto della nostra vita.
Le parole sono come dei semi piantati, che poi, come ogni seme che si rispetti, crescono. Fin dalle antiche civiltà ai pensatori era chiaro che le parole abbiano il potere di trasformare i pensieri in parole, e quindi in realtà.
Questo, in fondo, è il famoso potere del mago: trasformare la realtà con le parole (formule magiche pronunciate). E non pensate che il potere del mago riguardi solo le fiabe! “Al principio c’era il Verbo” vi dice qualcosa? Credete che sia stato scritto tanto per una bella figura retorica?
La Legge di Attrazione mette chiaramente in risalto l’importanza delle parole nel formulare ciò che vogliamo.
Se il nostro desiderio/obiettivo è formulato in modo sbagliato, non si realizza nonostante abbiamo fatto attenzione a tutti gli altri fattori (ovvero, si realizza ciò che noi in realtà abbiamo formulato).
Inoltre, la Legge di Attrazione sottolinea in continuazione l’importanza dell’apprezzamento, dell’accettazione e della gratitudine per la realtà che ci circonda attualmente: sono letteralmente delle parole magiche che hanno il potere di trasmutare la realtà e gli accadimenti.
Continuamente creiamo con le nostre parole, siano esse pensate, pronunciate o scritte! Vale la pena soffermarsi quindi un attimo prima di pronunciare qualcosa che abbiamo pensato, o, ancor di più, pubblicarlo magari sul social network.
Ci è perfettamente chiaro che cosa vogliamo dire o dirci? Quello che diciamo agli altri lo diciamo sempre anche a se stessi. E viceversa: quello che parliamo con se stessi inevitabilmente verrà esternato agli altri. Quanto spesso raccontiamo alle altre persone i disagi, i problemi e le disavventure vissute?
Ci sono persone che ne fanno una ragione di vita nel farlo. Crediamo che sia una semplice chiacchierata del più e del meno o richiesta d’aiuto; ma se siamo consapevoli del potere delle parole, ci rendiamo conto che così facendo ricreiamo la stessa situazione, riproduciamo lo stesso evento ogni volta che lo raccontiamo, rivivendo le stesse emozioni negative e trasmettendole anche alla persona che ci sta ascoltando.
Infatti, il ruolo del Life Coach è guidare con le parole per uscire dalla problematica che affligge, smettere di perpetrarla: raggiungere la comprensione del soggetto, per poter poi essere in grado di intraprendere delle azioni efficaci che permetteranno di migliorare se stessi.
Nelle antiche società (e in alcune tutt’oggi), lo sciamano ha lo stesso ruolo: portare alla guarigione con il potere delle parole.
La prossima volta che ti viene il dubbio che qualcun altro non ti abbia capito, chiediti quanto ti capisci da solo. Quanto sei chiaro con te stesso? Parli chiaro? Raccontami nei commenti la tua esperienza.
Io oggi sono consapevole che se l’altro non mi capisce è perché so di essere la prima ad essere confusa….Sto cercando chiarezza in me e per adesso pare essere molto difficile.
E’ vero che rivivo emozioni e sofferenze del passato da cui non riesco a liberarmi e che mi impediscono di concentrarmi totalmente sul qui e ora.
Il mio limite è legato alla mia storia sentimentale che si è sviluppata per molti anni sul “non mi capisci”, quando invece forse il vero concetto era “non c’è quello che vorrei io”.
Vengo da una storia controversa in cui ho perso me stessa nel tentativo di essere come lui si aspettava e fare sì che andasse come speravo….ne è risultata tanta sofferenza….lui mi ha lasciato 2 anni fa, piano piano ci siamo rimessi in contatto per volere mio, lo ammetto…non accettavo ancora una volta le cose per quello che erano, ossia che fosse finita perdendo il rispetto reciproco senza che mi fosse chiaro il perché.
Da una anno lui è tornato verso di me con sentimenti molto più solidi di prima e io continuo ad essere indecisa altalenante confusa….
Non distinguo cosa è paura e cosa no, quali sono i miei sentimenti, cosa voglio davvero, cosa di quello che dico penso e faccio è mio e cosa appartiene invece agli altri….
Cerco spesso di volgere il mio pensiero in positivo…ma ora questo stato interiore dura da talmente tanto che a volte fatico a non sentirmene oppressa.
Sto provando a seguire percorsi spirituali che mi consentono di mantenere l’equilibrio…e per quel che possibile accettare per il momento che non so cosa fare, chi sono, cosa provo e cosa voglio.
Cara Cecilia,
Grazie della condivisione del tuo vissuto, molto intimo e toccante. Da quello che scrivi, mi sembra che tu abbia fatto parecchia strada nel consapevolizzare le dinamiche all’interno di te stessa e della relazione. Molto interessante la tua consapevolezza sul vero significato (per te) della frase “non mi capisci”. Una delle cose più importanti è la tua piena accettazione di te stessa al momento; senza l’accettazione di come siamo oggi nessun cambiamento non sarebbe possibile. Direi che sia un ottimo punto di partenza per trasformarti nella direzione più soddisfacente per te. Sappi che la stragrande maggioranza delle persone non arriva neanche alla consapevolezza di non stare bene con la vita che fa e neanche si pone le domande su cosa vuole davvero. Farlo è già stare a metà strada.
La tua esperienza riguarda, tra l’altro, il tema dei confini tra me e gli altri, e con esso collegato il tema di perdere se stessi nel tentativo di compiacere gli altri o modellarsi secondo le loro aspettative. La sofferenza derivante dal tradimento di se stessi è un insegnante severo: qualche volta fatichiamo ad imparare la lezione che ci impartisce, e i nostri vecchi concetti oppongono la resistenza ma il cambiamento prima o poi arriva. Le relazioni intime sono una delle palestre più difficili e ciascuna relazione ha da insegnarci qualcosa, specialmente se costellata da difficoltà. Di solito, assorbito l’insegnamento, la relazione si scioglie e siamo pronti per la prossima, più soddisfacente.
Fai bene a farti aiutare da vari percorsi (ti consiglio di alternare quelli prettamente spirituali con quelli più pratici), finché non acquisisci la sicurezza nel destreggiarti da sola tra paure, pensieri e sentimenti ed emozioni contrastanti: ci saranno sempre, e l’equilibrio, di per sé qualcosa di impermanente e impossibile da “fissare”, sarà sempre più spesso incontrato e goduto per quello che è: una tappa di riposo nella crescita personale.
Ciao,
Vorrei aggiungere una osservazione semplice che non tira in ballo i massimi sistemi.
Molte persone non sono comprensibili quando parlano perché non si rendono conto che l’ascoltatore non conosce l’argomento come loro. Perciò usano termini specifici che sono sconosciuti all’ascoltatore, o alludono a concetti che non sono noti… Tutto questo crea una sensazione di disagio a chi ascolta, una sensazione di inadeguatezza. E’ invece superficialità di chi parla.
Bisogna sempre mettere l’altro in condizione di poterci capire.
Gli altri non sono telepatici e non sanno che cosa ci passa per la testa 😉
Ciao Valentina,
Grazie per la giusta osservazione, denota da parte tua una certa sensibilità agli altri! Sono convinto che per farci capire non bisogna utilizzare termini complessi ma si può e si deve cercare di rendere semplici gli argomenti complessi! Adoro quei medici che riescono a spiegare la patologia ai loro pazienti, anche utilizzando delle metafore! Tutto ciò si traduce anche nel mettere a proprio agio gli altri!
Tutto ciò che non cresce muore!
Pierluigi D’Alessio
Concordo con voi…come dice Walt Whitman in un bel aforisma, “La semplicità è la gloria dell’espressione”.
Per un bambino è facile essere semplice. A un adulto, dopo aver perso questa virtù, resta la strada del lavoro su se stesso (e poi, qualche chiacchiera con i bambini può sempre giovare).