Educare i bambini è sempre una bella sfida, noi adulti abbiamo sempre qualcosa da rimproverare, soprattutto quando siamo davanti a qualcosa che va corretta. Qual’ è il provvedimento più efficace per educarli? Le punizioni? L’esperienza su mia figlia Serena, i miei studi continui, mi hanno esortato a scrivere questo articolo per condividere il viaggio del ruolo di genitore.
Questo sono le 7 chiavi da applicare per un efficace metodo educativo, focalizzandoci sul corretto utilizzo delle punizioni:
1. Non tutti i bambini sono uguali. La punizione che è stata efficace con un bambino non è detto che lo possa essere per l’altro. Gli adulti, separati o non, hanno il compito di stabilire delle regole e non credere che sia superfluo condividerle ai propri figli, mai darle per scontate! Di conseguenza, i bambini devono conoscere le regole, ma il comportamento che hanno dinnanzi ad esse è diverso a secondo delle personali caratteristiche che ogni infante o adolescente possiede. Questo aspetto deve essere molto chiaro ai genitori, ogni persona ha una propria mente e un proprio schema relazionale.
2. Per punire, i genitori e gli insegnanti devono avere la coerenza. Se dopo la punizione ci invade un senso di colpa, significa che non abbiamo pensato abbastanza prima di applicare tale provvedimento. Pertanto, dobbiamo mostrare coerenza ed integrità, soprattutto nei momenti difficili, quando la situazione è esasperata e i bambini iniziano a piangere o a fare i capricci.
3. Immediatezza. Non far passare del tempo per rimproverare tuo figlio per un comportamento maleducato, soprattutto per i bambini più piccoli, si dimenticano in fretta. Quando il bambino è ripreso, dobbiamo fare in modo che si ricordi bene perché ha sbagliato spiegando l’errore. Mai rimproverare senza spiegare, anche mille volte se occorre!
4. La punizione deve essere uno strumento eccezionale, non ricorrente. La necessità di ricorrere a troppe punizioni dovrebbe farci sospettare che il bambino stia attirando l’attenzione per qualche altro problema nascosto. In tal caso, dovremmo chiedere supporto esterno (coach, docenti, tutor, psicologi, mentori, ecc.)
5. Aiutare il bambino a capire il rapporto causa-effetto tra il comportamento inadeguato e la punizione. La pena non è solo porre dei limiti, ma che il bambino capisca perché tali limiti esistano. In questo modo, si impara a evitare comportamenti con conseguenze negative. E’ anche anticipare la situazione, prima che il bambino commetta l’errore: se si fa questo, si aiuta il bambino a pensare.
6. Razionalità. Non dobbiamo utilizzare rimproveri o punizioni troppo dure . “Non uscire di casa per una settimana”, “copiare questa frase cento volte”. Attenzione a non utilizzare delle punizioni controproducenti: ad un bambino o adolescente timido non si dovrebbe impedire di andare a una festa di compleanno, dove può facilmente sviluppare la socialità e vincere la solitudine.
7. Equilibrio negli stati d’animo. Se è necessario l’incoraggiamento e l’amore per costruire una struttura stabile del bambino/adolescente e quindi per rafforzare gli atteggiamenti positivi, le punizioni servono per sradicare i cattivi comportamenti. Queste ultime pertanto, devono essere bilanciate con carezze e baci per impedire delle carenze di affetto ed eventuali problematiche ai futuri uomini e donne.
E tu come ti comporti con il tuo bambino/ragazzo? Stai pensando che ciò che tu fai oggi sarà il prodotto di ciò che saranno loro domani? Ti aspetto nei commenti!
Buonasera , e’ giusta la punizione legata allo sport ?
Mi spiego meglio ,punire con :
“per questa settimana non andrai a calcio ” ,come valuta la questione ?
Io penso che vietare lo sport, come castigo, sia sbagliato .
Grazie
Fabio Lusardi
Ciao Fabio Lusardi,
La tua affermazione è molto condivisibile, lo sport è per i giovani ed adulti una straordinaria metafora della vita e vanno incoraggiati a continuare a farlo per tutta la vita: c’è impegno, disciplina, condivisione, sacrificio, intelligenza, salute, competizione, collaborazione. Sport sempre e comunque Fabio!
A presto,
Pierluigi D’Alessio
Ciao Pierluigi,
Sulle punizioni ok, ma invece quando mio figlio si comporta bene occorre dargli un premio?
Cara Miriana,
Devi stabilirlo tu se il comportamento positivo di tuo figlio è un successo oppure è lo standard! Certamente non puoi dargli un premio per ogni giusto atteggiamento, sarebbe un rapporto viziato non credi?
A presto,
Pierluigi D’Alessio
Buongiorno,
volevo sapere se bisogna incoraggiare lo sport, anche quando il rendimento scolastico non e’ fantastico e sopratutto quando la voglia di studiare manca.
Grazie
Ciao Milena Conte,
Lo sport è a tutti gli effetti una vera metafora della vita. Non si deve credere che il tempo tolto allo sport possa essere strategico per migliorare il rendimento scolastico. Inoltre, lo sport serve a ricaricarsi e a scaricare le frustrazioni: è sola salute!
A presto,
Pierluigi D’Alessio
Ciao Pierluigi, non avrei saputo essere più illuminante… sicuramente sono riflessioni che ripercorro almeno 10 volte al giorno, per lavoro, avendo un asilo nido ma essendone il gestore e non l’educatore… in cui trovo spesso le stesse dinamiche contraddittorie e poco sostenibili, e come genitore di una adolescente… un pò ribelle, abituata a vivere tra adulti, figlia unica e questionable.
Io non sono per le punizioni, nè per i castighi… li trovo la porta per la frustrazione che non riesco mai a leggere in modo positivo. Sono per la ricerca infinita ed estenuante del dialogo condiviso… ma che fatica… soprattutto quando ti “scatta la rabbia reattiva”… però la mia voce interiore dice che pagherà, che il mio seminare almeno lascerà una traccia da “grillo parlante” e se non ci sarò riuscita… comunque saprò di avere mancato, ma con strumenti in cui credevo e che potevo controllare. E poi… la frustrazione è solo di chi non riesce ad affermare la regola e non di chi la “diserta” . Trovo che sia la conseguenza di tale diserzione il nocciolo vero, la vera sfida della crescita … anche se lo ammetto, la tentazione di gridare come un animale “BASTAAA!!!!… COMANDO IO …” … a volte è fortissima… compensata solo dall’orgoglio di essersi trattenuti e poi leggere il piacere di un progresso negli occhi del proprio figlio o vedere un bambino serenamente indirizzato verso la propria indipendenza al nido…
Ciao Gina,
Sono sollevato quando mi confronto con persone come te che possono fare la differenza per la nostra società! Mi raccomando Gina, diffondi fine alla morte l’incoraggiamento e lo stimolo ai bambini, con la consapevolezza che saranno un domani degli adulti forti e indipendenti, tutto questo anche grazie a te!
Un abbraccio,
Pierluigi D’Alessio
“E tu come ti comporti con il tuo bambino/ragazzo? Stai pensando che ciò che tu fai oggi sarà il prodotto di ciò che saranno loro domani?”
Assolutamente sì! Tutto quello che facciamo oggi significa “la semina” e domani “frutterà” ed i frutti saranno molte volte di più. Concordo su tutti e 7 i punti. Ogni ripresa ed ogni “no” deve essere spiegata in tal modo che sia capito. Solo se diventano coscienti e consapevoli possono trarre benefici dagli insegnamenti e dalle negazioni di chi si occupa di loro. Se non accade così verranno su con percezioni errate o frustrazioni e faranno comunque in qualche modo da ottenere quello che gli si nega, diversamente, magari tuffandosi in certe situazioni che possono comprometterli e compromettere la loro vita.
Sul terzo punto credo che si possa allargare anche ai grandi, gli adulti, non solo i bambini.
Se a volte capita che qualcuno del nostro entourage fa qualche cosa o ci tratta in una maniera che troviamo che non sia giusta, che ci danneggia in qualche modo, o semplicemente ci sconvolge, gli si deve far notare subito.
Non si deve trascurare, lasciare che passi il tempo per vergogna di reagire o sperando che quel qualcuno se ne accorga da solo, si penta e ci chieda scusa evitando nel futuro atteggiamenti simili. Non accadrà mai e farà l’abitudine a comportarsi anche altre volte nei nostri confronti allo stesso modo in quanto si è creato il precedente. La seconda volta se subiremo senza dire nulla, ancor peggio e se alla terza volta o alla quarta decidessimo di prendere posizione saremmo trattati da colpevoli e lui/lei si proporrà nella veste di vittima incompresa; noi gli orchi e lui/lei il/la maltrattato/a…
L’espressione “Patti chiari, amicizia lunga” è piena di sostanza.
Se le cose vengono chiarite al momento giusto, con la persona giusta, con le parole ed i modi giusti, i risultati possono essere gratificanti. Se invece si rimanda o semplicemente si ignora alle prime manifestazioni si rischia che, con il passare del tempo, il tutto degeneri dando spazio alle frustrazioni e percezioni negative che senz’altro alla fine porteranno alla rottura definitiva dei rapporti con gli immancabili stati emotivi negativi.
Più si allarga le proprie libertà chi ci sta vicino, più si limita la nostra libertà.
Complimenti per il quesito!
Ciao Elena,
Ma non credi di essere troppo diretta? Ok patti chiari e amicizia lunga ma a volte alcuni bambini e persone non vogliono parlare oppure non se la sentono in quel momento anche se sarebbe il caso di chiarire una questione quindi perché insistere?
Buon giorno, Mario.
“Se le cose vengono chiarite al momento giusto, con la persona giusta, con le parole ed i modi giusti, i risultati possono essere gratificanti. Se invece si rimanda o semplicemente si ignora alle prime manifestazioni…”
Non mi pare che si legga nel mio commento “quel momento”. Ho parlato della necessità di chiarire al “momento giusto”. Nella mia percezione ciò non significa automaticamente “quel momento”. Il momento giusto potrebbe essere dopo alcune ore come anche il giorno seguente, o comunque un successivo momento di più calma e disponibilità a parlare, a conferire; un momento ed un posto dove ci si potrebbe aprire senza timori o vergonia di mostrarsi deboli, fragili,, vulnerabili o magari anche viziati.
Questo con riguardo al momento giusto.
Per quello che invece riguarda il “non voler parlare” di cui parli tu, è tutta un’altra cosa. Secondo me si potrebbe trattare sì di cocciutaggine, ma lo stesso posono essere problemi di un’altra natura, sui quali si dovrebbe indagare con attenzione, senza superficialità o leggerezza,in quanto possono essere sollo frustrazioni, scarsa o addirittura mancanza di autostima, paure, minacce, ricatti, etc.
Ciao Elena,
Ok ora ci siamo intesi. Non potrei mai costringere qualcuno a darmi una risposta o parlare se in quel momento non ne ha voglia!
A volte mio figlio non vuole parlare dopo una discussione ed io non insisto. Puntualmente il giorno dopo è lui a tirar fuori l’argomento!
sono una mamma di due ragazzi (19 e 15 anni) e sono d’accordo con quanto esposto; ho sempre pensato che i miei figli sono due persone, distinte e soprattutto “non uguali” … aggiungerei per fortuna! me ne sono accorta tenedoli in braccio dai primi pianti nei loro primissimi giorni di vita: da lì ho capito con chi avevo a che fare
Ciao Fabiana,
Ti ringrazio della tua testimonianza del fatto che il vero genitore leader deve trattare i propri figli in modo differente e non allo stesso modo!
A presto,
Pierluigi D’Alessio