Sindrome di Peter Pan: che cos’è? Come superarla?

Immagino che l’abbiate sentita più di una volta: quel ragazzo ha la sindrome di Peter Pan!

E da allora, molti adulti dicono di avere la sindrome di Peter Pan. Ma cos’è davvero?

La sindrome di Peter Pan è in realtà un insieme di caratteristiche create più dal nostro nuovo mondo digitale che da prove scientifiche. Le persone si identificano con questa sindrome, ne sono limitate e per questo motivo è più difficile per loro risolvere il problema.

Tuttavia, esiste un insieme di caratteristiche che fanno sì che le persone si definiscano secondo questa sindrome di Peter Pan.

Stiamo parlando soprattutto di una tendenza a non assumersi responsabilità, a non impegnarsi, a non mantenere progetti a lungo termine… insomma, tutto ciò che associamo al non voler crescere (come il personaggio).

Ma non stiamo parlando di Peter Pan, stiamo parlando di paura e insicurezza, che possono essere completamente camuffate dietro una maschera di sicurezza, autosufficienza e distacco.

Cos’è la sindrome di Peter Pan?

La caratteristica più importante di Peter Pan non era il fatto che fosse un ragazzo che non poteva crescere, ma che fosse un ragazzo che non voleva crescere. Ma questo non è possibile… a meno che tu non continui a comportarti come un ragazzo o una ragazza. Ed è qui che sorge la domanda: la sindrome di Peter Pan esiste davvero così come ci viene presentata?

Quindi cominciamo con l’essere onesti: no, non esiste la sindrome di Peter Pan. Ecco cosa dice Wikipedia sulla Sindrome di Peter Pan!

Si tratta di adulti, con una vita e delle capacità adulte, che però resistono all’impegno, all’assunzione di determinate responsabilità o al vivere dando un beneficio ad altre persone (nella loro vita sociale, familiare, ecc.) in modo tale da volersi aggrappare a una vita esclusivamente individualistica.

Queste persone lo fanno perché hanno un concetto molto personale di libertà, tanto che rifiutano qualsiasi tipo di impegno o relazione che faccia loro perdere questa libertà.

Spesso ritengono che esperienze come la realizzazione di progetti a lungo termine, l’assunzione di piena responsabilità di sé o la partecipazione alla cura degli altri siano una “perdita di tempo”. Tuttavia, è comune che attraversino certe crisi esistenziali o sentano di non avere alcuno scopo nella vita.

Perché succede?

Ogni essere umano è unico e siamo molto diversi tra di noi. Il nostro benessere dipende soprattutto dalla capacità di prendere decisioni che ci conducano a ciò che desideriamo. Per questo motivo è importante non esprimere giudizi di valore: ognuno si assume le proprie responsabilità e decisioni (avere o meno figli, progetti a lungo termine o meno, ecc.).

Il problema principale che si verifica in questo caso è quando, a causa di un problema di paura e insicurezza, non affrontiamo progetti o decisioni più vitali che ci impegnino nel cambiamento, nell’apprendimento e nello sforzo. Questa è la causa che porta queste persone a momenti di scoraggiamento o insoddisfazione.

Ecco possibili cause:

Autostima egocentrica

Uno dei problemi principali delle persone che vivono con le caratteristiche della sindrome di Peter Pan è che hanno costruito un’autostima basata su se stessi. Cosa significa questo?

La nostra autostima è una relazione emotiva con noi stessi, attraverso la quale fluisce la relazione con il mondo. Affinché la tua autostima funzioni, il tuo benessere deve dipendere principalmente da te (cosa fai, le tue decisioni, come lo fai, ecc.). Se il tuo benessere dipende troppo da fattori esterni che non puoi controllare (ad esempio, il modo in cui gli altri ti stimano), la tua autostima ne risente.

Un’autostima incentrata su se stessi è un’autostima basata sul valore personale, su ciò che si crede di sé. Si tratta di un’autostima fragile, poiché equivale alla vanità o a una visione eccessivamente egocentrica di vedere la vita.

Per questo motivo, le persone con queste caratteristiche evitano situazioni o esperienze che implicano responsabilità, impegno o perseveranza: la paura che la loro immagine di sé ne risenta li trattiene dal farlo (anche se è ciò che realmente desiderano).

Gestire la paura e l’insicurezza

Ed è qui che entra in gioco la seconda causa. Gli esseri umani sono esseri emotivi e ogni emozione influenza sia il nostro umore che le nostre decisioni. Il problema non è avere paura o essere insicuri, ma non sapere come gestirli in modo funzionale.

Le persone come Peter Pan hanno difficoltà a gestire sia la paura che l’insicurezza.

Ogni processo di cambiamento e di apprendimento personale nella nostra vita implica l’imparare a comprendere e gestire le nostre emozioni, poiché esse sono la base fondamentale della nostra vita, del nostro comportamento e delle nostre relazioni.

Motivazione a breve termine

A loro volta, è comune che queste persone abbiano imparato a motivarsi nel breve termine. Si tratta di qualcosa di abbastanza comune nella nostra era tecnologica, a causa della dipendenza che la tecnologia ci fa provare e che ci porta sempre al breve termine.

Ogni impegno, progetto, perseveranza o miglioramento richiede che impariamo a motivarci nel lungo termine, secondo obiettivi e valori specifici.

Questi sono i principali fattori che portano a queste caratteristiche, che oggi sono note come sindrome di Peter Pan.

Ora, come possiamo risolvere il problema in modo profondo, pratico e allo stesso tempo stabile?
Risolvere la sindrome di Peter Pan partendo dal tuo apprendimento

Superare questo problema non significa smettere di essere chi siamo, ma imparare a conoscere noi stessi e superare certi limiti di cui non siamo consapevoli. In questo caso si tratta di affrontare tre apprendimenti principali:

Conoscenza di sé e valori

Nel corso della nostra vita prendiamo decisioni spinte dalla paura e dall’evitamento. Queste decisioni ci fanno sentire bene, ma solo temporaneamente. Per superare la sindrome di Peter Pan, il primo passo è approfondire se stessi, i propri valori e le proprie motivazioni e stabilire una serie di obiettivi concreti.

Quando le tue decisioni sono basate sui tuoi valori, anziché sull’evitamento o sulla ricerca di un conforto fugace, inizi a costruire un altro stile di vita.

Conoscere il tuo mondo emotivo

Una volta compiuto questo passo, è il momento di imparare a comprendere e gestire ciò che proviamo. Ogni emozione che provi non deriva solo da ciò che è accaduto, ma anche da come lo interpreti e lo gestisci attraverso i tuoi comportamenti.

In questo caso, ogni comportamento evitante porta a dare valore a queste emozioni, in modo tale che finiscono per condizionarci maggiormente. Quando impari a gestire le tue emozioni, queste lavorano a tuo favore anziché contro di te, e si generano più sicurezza, accettazione e impegno.

Un’autostima che funziona

Non è una questione se la tua autostima è alta o bassa, se la guadagni o la perdi, poiché ciò implica che è instabile.

Un’autostima che cresce oggi e domani va giù, è una finta autostima!

Funziona quando il tuo benessere dipende principalmente da te e lo condividi con gli altri. L’autostima funzionale non porta alla vanità o all’eccessiva autostima, ma piuttosto all’accettazione dei contesti e all’adozione di decisioni che ci portano ad essere in armonia con gli altri. Insomma, la vita è un gioco di equilibrio!

È possibile ottenere questi cambiamenti attraverso l’apprendimento e il cambiamento personale. È un processo che richiede profondità e anche azioni concrete.

Arriviamo quindi a trarre delle conclusioni sulla famosa sindrome di Peter Pan.

Prima di tutto, se conosci qualcuno che la pensa così: non giudicarlo. Ogni persona ha il suo percorso e per superare le difficoltà, deve affrontare le proprie sfide.

D’altro canto, se questo è il tuo caso, è il momento giusto per prenderne consapevolezza e arrivare alla radice del problema.

Ti abbraccio!