Dolcezza è tra le parole sensoriali (proveniente dal senso del gusto) cui il significato è allargato anche all’aspetto estetico, ai modi di fare, a cose che percepiamo con altri sensi e agli aspetti caratteriali delle persone, ma anche degli animali.
Sapore dolce è uno dei sapori più gradevoli e preferiti dalla maggioranza delle persone.
La preferenza per il dolce è innata e universale nell’essere umano: tutti gli esseri umani esprimono la stessa risposta di gradevolezza e di piacere nei confronti del dolce subito dopo la nascita.
Il latte materno, il primo alimento del cucciolo umano, è di sapore dolce, ma la predilezione per il dolce si esprime anche prima della nascita, come hanno dimostrato le ricerche sul feto. Il sapore dolce piace a livello universale e spazia in tutte le epoche e culture del mondo.
In riferimento alla forma, quando parliamo di dolcezza, parliamo di cose che abbiano linee regolari o sinuose oppure dell’addolcire un angolo o smussare una forma rigida.
In altri ambiti, parliamo della qualità di qualcosa che accarezzi delicatamente gli altri sensi: l’udito (una parola detta con dolcezza, una melodia dolce, dolcezza di un discorso), all’olfatto (un profumo dolce), al tatto (toccare con dolcezza, un legno dolce, una carezza dolce), alla vista (una tinta dolce, un accostamento di colori dolce, un viso dolce).
Parliamo della dolcezza d’animo (l’umanità è forse ciò che le equivale), della dolcezza nel senso di grazia nel comportamento, della dolcezza nell’esprimersi a parole, della dolcezza con cui si protegge una persona che ci sta a cuore, della dolcezza nello sguardo.
Generalmente, ci piace ricevere dolcezza in tutte le sue sfumature, anche se qualche volta lo neghiamo o lo teniamo segretamente per noi, perché magari non sappiamo permetterci di riceverlo o perché non vogliamo farlo sapere agli altri, quasi come se fosse un “difetto”. A volte nascondiamo la nostra dolcezza.
A volte invece, c’è chi con le parole e i modi dolci inganna, tradisce o fa del male. Lo possiamo chiamare “l’uso manipolativo della dolcezza”.
Per dolcezza, oltre il significato sensoriale, per estensione si intende la caratteristica di ciò che appaga i sensi o lo spirito, ed anche un sentimento di intima felicità mista a tenerezza e commozione.
Possiamo dire che esistano due tipi di dolcezza negli esseri umani:
-quella esteriore, di “atteggiamento” (fare dei gesti affettuosi, dire le parole affettuose o delicate, fare qualcosa di benevolo, benefico o gradito agli altri) e
– quella interiore (la disposizione di comprendere ed essere aperti verso l’altro, indipendentemente dalle parole che si dicono), essere accoglienti e generosi d’animo.
Nei contesti competitivi della società odierna che spesso venera la durezza e il rigore, molte persone associano la dolcezza alla debolezza e alla fragilità.
Ma è proprio così? Vediamo alcune considerazioni che smentiscono questo accostamento:
1. La dolcezza è sinonimo di amore.
Quando amiamo davvero, siamo inevitabilmente dolci verso l’oggetto del nostro amore. Per amare ci vuole la forza e il coraggio di esprimerlo.
2. Esprimersi con dolcezza richiede la calma, gli argomenti validi e la pazienza.
Nel discutere con qualcuno che ha un punto di vista diverso dal nostro, ci vuole la forza per sostenere le argomentazioni senza scadere in un’eccessiva enfasi caratterizzata dalla rabbia o altri sentimenti negativi.
3. Parlare con dolcezza richiede l’apertura mentale nel capire con l’empatia il punto di vista dell’altro e a sua volta cercare di risvegliare l’interesse dell’interlocutore per favorire l’apertura mentale in lui.
Questo significa avere la bravura di dare spazio alle repliche, alle eventuali domande o alle esternazioni emotive enfatizzate (che possono anche scadere negli insulti). Riuscire a parlare con dolcezza fra gli iracondi senza subirli è una capacità rara.
4. La dolcezza è l’abilità di trovare la parola giusta nel momento giusto.
Fa parte delle abilità attribuibili alle competenze trasversali, molto difficili da acquisire (non riusciremo ad acquisire la dolcezza con un corso formativo e nessun titolo ce la può attestare), ma indispensabili nella moltitudine di posizioni lavorative.
5. Trattare con dolcezza coloro che sono nella posizione dipendente (inferiori per rango, dimensioni, condizioni, dai quali quindi non abbiamo nulla né da temere né da guadagnare) è una virtù che può essere accostata alla bontà di carattere (quindi alla cui formazione abbiamo contribuito volontariamente), praticata da pochi.
6. La dolcezza è una qualità, o meglio una circostanza che si crea, essenziale del vero godimento di un’esperienza soprattutto nelle relazioni.
Essere autenticamente dolci presuppone l’assenza del rancore, del rimorso, del giudizio, di violenza, dell’amarezza, della crudeltà, dell’asprezza. Per questo la dolcezza richiede un lavoro su se stessi, che non è proprio una passeggiata.
7. Dolcezza e grazia sono due qualità apprezzate per la delicata sensazione di benessere che sono capaci di infondere nel prossimo. Ma oltre ad essere qualità altruistiche, infondono benessere anche a chi le elargisce.
8. La dolcezza d’animo è quel che potrebbe meglio descrivere cosa è l’umanità. Siamo tutti degli esseri umani, ma non abbiamo tutti lo stesso livello dell’umanità. Le persone dolci si espongono al rischio di essere ferite, e questo è un atto coraggioso non proprio della debolezza, ma della forza.
Per finire, riflettiamo su questa citazione attribuita a Marilyn Monroe: “Le persone dolci non sono ingenue. Né stupide. Né tantomeno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici”.
E tu, che rapporto hai con la dolcezza, tua e quella degli altri? Dimmelo nei commenti!