Chissà quante volte hai ascoltato questa domanda: Cosa vuoi fare da grande? Che tu sia adolescente oppure un sessantenne che si metta in discussione, farsi questa domanda è sempre positiva e stimolante per l’azione. Se credi che la tua risposta sia conosciuta, rispondi ancora una volta per assicurarti che la risposta non sia cambiata.
Noi adulti spesso domandiamo ai nostri figli che cosa vorrebbero fare da adulti, nella speranza di ricevere risposte confortanti su ciò che desideriamo noi per i nostri eredi. Quando ero adolescente, cercavo di sfidare le aspettative dei miei genitori, dicendo loro ciò che dava fastidio, (ricordo ancora la discussione dopo la mia bocciatura al terzo anno di Ragioneria, se proseguire questi studi oppure iscriversi all’istituto alberghiero, perché avevo la passione della cucina. Poi ho deciso di continuare la Ragioneria, alla fine ha vinto la duttilità del titolo di studio,spendibile successivamente per molti ambiti professionali!). Devo però ammettere, che mio padre e mia madre sono stati veramente “in gamba” a non farmi pesare le loro aspettative, veri e propri mentori. La maggior parte dei ragazzi potrebbero rispondere con sicurezza e sincerità: “Io davvero non lo so, ma sto cercando di capirlo. So dirti quello che non mi piacerebbe fare!”
Molte persone scelgono un percorso di carriera in giovane età e si orientano in professioni facilmente identificabili, come il medico o il giudice, o semplicemente cercano di fare soldi il più possibile. “Voglio essere ricco” assieme a risparmiare, sembrano essere degli “slogan” molto popolari in questi ultimi tempi, sarà forse il periodo di difficoltà economico-sociale che spinge alcuni a cercare di acquisire informazioni atte a tali scopi.
I titoli sono utili. Possono conferire potere, suscitare una risposta emotiva, e si inseriscono facilmente in un elenco di obiettivi (“Voglio diventare un COMMUNICATION MANAGER”). Ma tendono a definire uno stretto ambito di un lavoro, piuttosto che offrire una risposta alla nostra ricerca di una vita piena di significato e di giusta missione.
Dovremmo quindi riflettere su ciò che vorremmo fare per alzarci al mattino energici e vogliosi di iniziare a lavorare, piuttosto che, su ciò che è giusto fare per il senso del “dovere” o per la “giusta ragione”!
Durante l’adolescenza credevo che una componente critica per diventare un adulto di successo fosse l’acquisire un titolo socialmente accettabile e un importo economico ragionevole: un “sacco di soldi”.
Con questo quadro in mente, ritenevo che, le tre professioni che potessero permettermi di raggiungere i miei obiettivi fossero: avvocato, medico e imprenditore. Ho anche valutato altre professioni fuori dagli schemi classici, che mi incuriosivano, ma sembravano fuori dalla portata o meno raggiungibili rispetto alla realtà: atleta professionista, viaggiatore, avventuriero e archeologo.
Nel corso degli anni non ho intrapreso nessuna di questa professione. Invece, alla fine ho trovato la mia “strada” in una carriera di quattordici anni nelle Risorse Umane e nel coaching. Ho pensato che la mia vecchia lista delle professioni potenziali non era più rilevante, perché avevo già preso la mia decisione, a dire il vero, durante gli studi universitari ho avuto la “vocazione per le persone” in generale.
Ho cominciato a ragionare diversamente: non ero un atleta professionista, ma ho fatto esperienze di atletica leggera e corse in gare amatoriali, sono stato rappresentante scolastico per le gare di Orienteering anche con discreti risultati e medaglie! Non sono diventato un medico, ma ho studiato la fisiologia per migliorare le mie prestazioni come atleta di resistenza.
Non sono diventato un viaggiatore, ma ho spostato i miei confini di vita attraverso l’asse Roma-Milano-Zurigo.
Non sono diventato un avvocato, ma ho avuto modo di conoscere il diritto del lavoro. Mentre per quanto riguarda l’attività d’imprenditore, credo che le varie attività in cui sono coinvolto, rispecchino in pieno il ruolo di chi vuole fare “qualcosa di autonomo” per aumentare le proprie entrate utilizzando le proprie passioni.
Anche se ho più o meno lasciato andare l’ambizione di diventare una di queste professioni, ho mantenuto la scintilla di curiosità che mi ha portato ad aggiungere una caratteristica per ogni attività lavorativa della mia lista.
Una persona che crea la sua vita come un “sarto artigiano”, ovvero che cuce insieme un mosaico di competenze, conoscenze, esperienze, interessi, impegni e obiettivi. Avrò una vita di esperienze, sorprese, salite e discese, errori e nuovi inizi.
Può essere un percorso apparentemente disordinato, tortuoso ma estremamente meraviglioso e difficile da riassumere con una semplice descrizione.
Il tuo lavoro dovrebbe rappresentare te stesso e quindi la tua vita. Se è così, complimenti! Oppure può semplicemente descrivere ciò che ti serve per pagare il mutuo.
Allora, che cosa vuoi fare da grande? Se non lo sai, o se hai risposto a questa domanda molto tempo fa con una categoria di processi semplici o titoli, puoi scavare più a fondo. Chiedi a te stesso:
“Che tipo di persona voglio essere?”
“Come posso migliorare il mondo?”
“Quali sono i problemi principali che voglio cercare di risolvere?”
“Sto integrando i miei punti di forza e i miei interessi nella mia carriera?”
“Cosa voglio fare con il dono della vita?”
Non essere sorpreso se le tue risposte sono complesse, ricche di sfumature e richiedono una comprensione più profonda di te stesso. Inoltre,non si aspettano le risposte nel rimanere fermo, occorre sempre di più raggiungere un “equilibrio dinamico”. Chiedere ciò che si vuole essere quando si cresce non è solo una questione irriverente per i bambini. Rispondere è il lavoro di una vita.
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Prima di lasciarti ai commenti dell’articolo, vorrei farti ascoltare la canzone di Gino Paoli “Cosa farò da grande”.
Ho 55 anni ed essendo in un momento di disoccupazione dal punto di vista lavorativo e invece di sentirmi depresso e triste, mi sento sereno per poter inziare a mettermi in proprio e fare ciò che per 30 anni ho sempre rinviato: aprirò un ristorante specializzato in cucina milanese!
Bello spunto continuate così!
Mirko
Ciao Mirko Lattuada,
Grandioso approccio il tuo! Ricominciare a 55 anni è una bella sfida ma con questo spirito non avrai problemi! In bocca al lupo!
A presto,
Pierluigi D’Alessio
Cosa voglio fare da grande? Spesso ci si mette in testa di voler svolgere un certo tipo di lavoro perchè pensiamo soddisfi le nostre aspettative, i nostri bisogni e che ci realizzi, ma potrebbe essere solo un bel sogno perchè quando ci si misura realmente con questo lavoro possiamo rimanere delusi perchè non è veramente il nostro. Anche io ho avuto un idea di partenza su ciò che volevo fare, per necessità e casi della vita ho fatto esperienze diverse ma con un tale entusiasmo che ogni volta è stata la scelta giusta.
Cara Angela,
Raccontaci nello specifico, che tipo di lavoro sogni? Trovare lavoro oggi certamente è una bella sfida e scegliere diventa ancora più stimolante! Ma la cosa straordinaria è che ognuno di noi, può mettersi in gioco su ciò che vuole ottenere e soltanto quando si vuole veramente raggiungere un obiettivo prima o poi lo si raggiunge! OSA, Obiettivo Scopo Azione!
Un abbraccio,
Pierluigi D’Alessio
Io ho sempre avuto le idee ben chiare fin da quando ero adolescente: ho voluto fare ragioneria, e nonostante le difficoltà, ho ottenuto il diploma e sono stata soddisfatta. Anche ora che mi trovo in una situazione di precariato-disoccupazione, non rimpiango il fatto di aver studiato ed essermi impegnata a fondo. Quanto al fatto di “mettersi in gioco” sono pienamente d’accordo, ma quando si parla di mettersi in proprio bisogna avere i mezzi per farlo ma soprattutto bisogna conoscere la propria persona: io ad esempio, conoscendomi, so già in partenza che non sarei per nulla tagliata a fare la venditrice, la baby sitter, oppure ad aprire un ristorante, perché so già in partenza che non ho né i mezzi per aprire un ristorante, né le qualità adatte per lavorare con i bambini oppure vendere.
Ciao Roberta,
Condivido la prima parte del tuo post e un po’ meno la seconda! Tutti noi abbiamo delle abilità innate, probabilmente provenienti dai nostri geni ma fino ad un certo punto! Nella mia vita ho visto persone passare nel giro di un anno dalla timidezza patologica ad essere venditori numeri uno! Vero è che una attività ti deve incuriosire ed appassionarti altrimenti decade la motivazione!
Mi piace pensare che nella nostra straordinaria vita Roberta esista un “Mai dire mai”…
Facci sapere su cosa hai puntato dal punto di vista del lavoro in modo da poter avere degli spunti più analitici.
Un forte abbraccio,
Pierluigi D’Alessio
Caro Pierluigi,
vorrei rispondere a Mirko per congratularmi con lui! Meravigliosa la sua tenacia unita al grandissimo spirito d’iniziativa 🙂
Vorrei anche dire a Mirko che io conosco un amico che adora cucinare e (guarda caso!) proprio piatti tipici milanesi. Visto che anche lui attualmente é disoccupato, se pensassi ad un socio o semplicemente un aiuto cuoco…. fammelo sapere, magari potrei far girare la notizia. E poi, comunque sia, facci sapere dove lo aprirai… io potrei essere una cliente 🙂
Per quanto riguarda il tema “cosa faro da grande”…. beh, non é semplice rispondere. Però alla bella età dei 40 anni, dopo aver letto “il codice dell’anima” di Hillman, ho capito che la vocazione la si ha dentro, sin da quando si é bimbi. Il punto é scoprirlo presto e a me , invece, é successo tardi. Pertanto mi sono rimessa in gioco a 32 anni diplomandomi in una scuola serale e poi, per concludere, mi sono iscritta all’università. A fine ottobre mi sono laureata e ora… lavoro ma qualcosa mi manca. Quella vocazione interiore si esprime ma solo a metà… devo lottare con me stessa e con il mondo per raggiungere l’altra metà. Ce la faró?… Me lo auguro!
A presto!
Caro Pierluigi,
nel mio caso non si tratta di timidezza patologica o senso di inferiorità; si tratta proprio che a me il ruolo di venditrice o di ristoratrice non piace, ed io sono convinta che se un’attività non appassiona, la motivazione per farla decade da subito. Inoltre, a parte questo fattore, non ho nemmeno i mezzi finanziari per aprire un ristorante e, conoscendomi, so già che se lo aprissi sarebbe un fallimento. Io sono stata sempre appassionata per i lavori d’ufficio, ed a me il ruolo di contabile, segretaria, semplice impiegata, va benissimo. Trovo inutile candidarmi in altri ruoli se poi, conoscendo la mia persona da 51 anni, non sarei in grado di svolgerli.
Caro Pierluigi,
Ho 30 anni e non so cosa fare nella vita. Come da contatto mi hai chiesto le cose che mi interessano: Economia, Diritto, Statistica, Econometria. Mi hai proposto la carriera diplomatica in organizzazioni come Fao, Unicef. Credo, però, che ci voglia un curriculum più robusto per poter accedere. Per questo pensavo di intraprendere qualche corso più specialistico all’estero (Economia-Diritto).
Non ti nascondo che il mondo universitario (nonostante l’infelice esperienza italiana) mi affascina (ma mi pare che le porte siano precluse in ragione dell’età…o sbaglio? Iniziare ora e finire a 35-37 anni? E poi ?)
I problemi sono:
Quali prospettive? Come ti dicevo mi piace tutto e niente. Non ho trovato un docente o qualcuno che, non dico mi spiani la strada, ma almeno mi indirizzi nelle scelte. Non ho trovato nessuno con quella PASSIONE che ti permette di OSARE, IMPARARE, CRESCERE.
E questo è il più grande limite dell’università.
Il fattore tempo: Non è troppo tardi? Il mio errore è stato pretendere troppo dall’università ( e forse un po’ troppo da me stesso. Leggi: Puntare sempre ad avere voti alti, presentarsi agli esami solo con una conoscenza degli argomenti a rischio d’esaurimento). Parallelamente ho lavorato in ambiti totalmente estranei al campo economico-giuridico.
Aspetto tue dritte.
Caro Ste,
A 30 anni non ti considerare vecchio, abbandona questa credenza limitante ok? Se ti piacerebbe lavorare in alcune organizzazioni internazionali inizia a fare domanda anche soltanto per uno stage iniziale! Se vuoi andare all’estero vai il prima possibile, non può che farti arricchire il tuo bagaglio culturale e il curriculum! Vai alla ricerca di persone che possano stimolarti, che siano per te dei mentori, che abbiano iniziato tardi la carriera accademica! Tutti noi commettiamo degli errori nella nostra vita ma oramai sono parte del nostro passato, alla fine vanno considerati non come errori ma solo esperienze! Pensa che io ho impiegato 1 anno e mezzo per fare la tesi di laurea, perché ci tenevo a fare un lavoro sperimentale, con tanto di interviste e questionari, credevo che dopo la laurea qualcuno mi avrebbe chiesto di mostrare la tesi per entrare nel mondo del lavoro! Sai quanti mi dissero di portare la mia tesi ai colloqui di lavoro? Soltanto una persona, che si tenne l’abstract!
Orientati verso qualcosa che ti appassiona e metti giù un piano di azione per arrivare a quell’obiettivo!
Fammi sapere,
Pierluigi D’Alessio